Replica ‘completa’, replica ‘totale’: poco importa la denominazione, ciò che conta è il significato e, in questo caso, l’attendibilità di un investimento con la presunzione di emulare al 100% un indice sottostante.
Cosa successe a quei famosi 245 milioni di euro sequestrati durante le indagini dell’intricato processo che vedeva Alessandro Profumo indagato, insieme a una ventina di suoi collaboratori, nel caso Brontos inerente una max frode fiscale che, secondo gli inquirenti, avrebbe messo a punto? Ad occuparsene, a suo tempo, furono i giudici milanesi, che, anche se contro tutte le previsioni, decisero, purtroppo, di dissequestrare il capitale considerato in un primo tempo una specie di “risarcimento” per il maltolto. Recentemente il problema dei derivati, o swap, i contestati contratti che spesso creano danni non solo a chi li ha sottoscritti ma anche a chi li ha proposti, sono recentemente tornati alla ribalta. Il motivo? I comuni italiani, da Milano in poi, li hanno giudicati, troppo avventatamente, dei comodi strumenti per riuscire a stabilizzare i debiti. In molti sospettano, infatti, che la facilità con la quale questi contratti sono stati firmati, sia frutto non tanto di incapacità da parte dei rappresentanti politici e dei consulenti delegati alla questione, quanto dell’intenzione, più o meno espressa da parte degli istituti di credito, di rendere nota la reale pericolosa natura dei contratti sui derivati e del fatto che, in realtà, sono a tutti gli effetti una scommessa al buio. Ecco spiegati i vari problemi reati alle amministrazioni comunali. Un esempio può essere quello di Milano con Unicredit. E proprio a proposito di Unicredit, un documento del 2005, sottolinea come solo con l’istituto in questione, le Regioni ed altri vari enti locali avevano una esposizione sugli swap di oltre 4 miliardi di euro. Non solo, ma questo fa notare come il ricorso a strumenti troppo rischiosi e anche particolarmente difficili da comprendere spesso anche per chi è addetto ai lavori, non sia una prerogativa di destra o di sinistra. Ed il fatto che siano facilmente sottoscrivibili, fa capire come la situazione in sè sia mutevole, un work in progress difficile da gestire. I numeri disponibili per adesso, però, sono già allarmanti. Un esempio, sempre su Unicredit, arriva dal comune di Torino (350 milioni), come anche da Milano (595 milioni di cui oltre 200 milioni scaduti nel 2011), oppure intere regioni come il Molise (50 milioni) e Lazio (348 milioni). A questo punto inutile negare il dubbio: aministratori troppo disinvolti nel proporre, e poi firmare, questi contratti, presenza di interessi personali in gioco oppure “raggiro”, come stabilito dalla procura di Aqui Terme nel contenzioso con Unicredit, da parte delle varie banche che puntualmente li propongono? Il sospetto è grave anche perchè, come nel caso di Aqui Terme, a far nasere le indagini non è stato un esposto fatto dai rappresntenti politici, bensì da comuni cittadini riuniti in un comitato. L’oro ha sempre avuto una forte attrattiva nei confronti dell’essere umano. Per motivi prima ornamentali e poi economici il metallo giallo ha creato intorno a se (ma sarebbe meglio dire che l’uomo ha creato introno all’oro) un mercato che, partendo dall’ornamento sacro, è passato ad essere uno strumento di scambio internazionale e un termometro per misurare lo stato di salute dell’economia mondiale e del settore valutario più specifico.
Andando avanti col tempo il settore dell’investimento sull’oro si è ramificato in due grandi blocchi: oro fisico e oro cartaceo. |
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July 2014
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