Replica ‘completa’, replica ‘totale’: poco importa la denominazione, ciò che conta è il significato e, in questo caso, l’attendibilità di un investimento con la presunzione di emulare al 100% un indice sottostante.
| Chi in misura maggiore, chi con minore scarto, ogni strumento ETF si scosta sempre per una parte dalla dinamica del proprio benchmark di riferimento, soprattutto in fasi di mercato contraddistinte da alta volatilità. Volatilità e livelli ottimali Da un’analisi empirica è risultato come il tracking error, ovvero il differenziale del diverso rendimento logaritmico registrato sull’ETF (http://www.trend-online.com/investire-etf.html) e sul paniere di titoli sottostanti, si sia ampliato durante i periodi di forte fluttuazione borsistica, destinato ad allargarsi ulteriormente in caso di orizzonte temporale medio-lungo. Non esiste un livello ottimale di tracking error (eccetto la banale richiesta –irrealizzabile- che lo vorrebbe pari a zero), ma una soglia apprezzabile sembra essere quella rappresentata dal 3%, valore al di sopra del quale non è mai opportuno posizionarsi: in tal caso, infatti, la distorsione dell’andamento rispetto all’indice di riferimento renderebbe inutile e poco attendibile un posizionamento in replica. Il problema del tracking error, inoltre, influisce pesantemente sulla liquidità del fondo che, sul breve periodo, potrebbe trovare serie difficoltà nel rinvenire controparti disposte all’acquisto. Fattori determinanti il tracking error Tra i fattori più incisivi in termini di tracking error, sono da annoverarsi tre principali fattori: la differenza di fuso orario tra la piazza di quotazione dell’ETF e l’indice sottostante; il tasso di cambio vigente nel Paese cui il benchmark di riferimento è quotato; il meccanismo creation/redemption unit, che deriva dal maggiore o minore potere del Market Maker di scambiare quote del fondo Exchange con titoli sottostanti quotati sul mercato primario |